//Handmade Istanbul

Handmade ISTANBUL

Queste illustrazioni – realizzate base caffè, china, colori e parole su carta – nascono in occasione del mio viaggio a Istanbul e diventano una mostra (maggio 2014 presso Il Magazzino delle Idee di Orvieto) insieme alle fotografie di Mattia Marini.

Il gioco degli scacchi è complesso, i 16 pezzi bianchi ed i 16 neri hanno a disposizione 10 combinazioni, un albero di 10 mosse e 10 possibili diverse partite. Muovendosi sulle 64 caselle i pezzi bianchi e neri si sfiorano, si guardano da lontano, si ignorano e si scontrano; non è detto che sia facile incrociarsi, non impossibile ma di sicuro non facile. Eppure accade che per una serie di congiunzioni astrali, di volontà nascoste o di semplice casualità ci sia quella probabilità che 2 pezzi siano destinati a incrociarsi; può accadere che davanti a una scacchiera si incontrino una regina bionda ed esuberante ed un re alto e moro. Avviene che Francesca, la bionda e Mattia, il moro si piacciano, si amino e che fondano insieme le loro passioni maggiori: il disegno per lei e la fotografia per lui. Francesca disegna ovunque, specialmente in viaggio dove prende appunti visivi di tutto quello che vede: degli odori, dei colori, delle suggestioni del paesaggio sia urbano che umano. Mattia scatta foto, imprime sulla pellicola gli istanti, le ombre e le luci che rendono magico un luogo. Uniteci un viaggio ad Istanbul e quello che ne esce è un perfetto incastro di appunti di viaggio disegnati e di foto scattate con cura e precisione. (Francesca) “In occasione di una seconda visita ad Istanbul insieme alla mia compagna di vita e di viaggio, mi accosto alla città disarmato di una conoscenza della cultura, dello stato attuale della città, con la sola memoria di poche righe di Pamuk sulla città e delle immagini dense che i miei ricordi trattengono. Dopo una visita dei MUST SEE storici quello che ci attira è difficile da circoscrivere: aleggia nell’aria densa di profumi ed odori che si mescolano alla salsedine, è un po’ ovunque, è il legno marcio delle pareti di una casa, un pezzo di lamiera, una ghirlanda di panni stesi che fanno da sfondo alla bellezza inconsapevole del vivere in intimità con la città che traspare dai gesti dei cittadini di Istanbul. Ci colpisce il Bofsoro che è quasi mare aperto, il ponte di Galata gettato sul Corno d’Oro perché vi si potessero buttare dentro le lenze, le abluzioni prima della preghiera, il cibo di strada. Rifuggiamo Istiklal Caddesi disturbati dal riconoscervi la nostra contemporaneità occidentale discendendo i vicoli di Beyoglu fino alla sponda europea del Bosforo, poi di nuovo attraverso il ponte di Galata per vagare naso all’insù nei quartieri di Fener e Balat. E’ gennaio, piove, una biottica e una 35mm a focale fissa in tasca, luce incidente, poca luce. Mi concentro solo sui soggetti, non ci sono led, segnali acustici, fotografare non ha tempo come il bisogno stesso di fotografare. Tornato a casa sviluppo, guardo i negativi, sono soddisfatto, non so se per la pienezza che scaturisce dal ricordo del viaggio o per l’effettivo valore degli scatti. Ho l’occasione di stampare poche foto scelte, quelle che vedete in questa collezione”. (Mattia)

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